Non è facile prevedere gli effetti al suolo di un
terremoto la cui potenza, in Italia, non è mai stata
registrata almeno in tempi recenti, ma ci proviamo
Sulmona, provincia di L’Aquila, ridente cittadina d’Abruzzo.
24.336 abitanti che saranno interessati nei prossimi minuti dalla simulazione di un terremoto di inaudita violenza, magnitudo 7.5
Sono le ore 14:44 di una domenica di aprile, la giornata è decisamente primaverile, anche se cadono alcune gocce di pioggia, e fra pochi minuti Sulmona sarà epicentro del terremoto più forte mai registrato in Italia.
Le donne d’Abruzzo hanno appena finito di mettere in ordine la cucina e molte famiglie, vista la bella giornata, hanno deciso di fare una passeggiata nel centro cittadino.
Molti giovani si stanno incontrando nei loro bar preferiti mentre altri stanno facendo il pisolino pomeridiano.
Alle 15:06 Sulmona è colpita da una violenta scossa di magnitudo 7.5 che fa tremate la terra per 2 minuti consecutivi. Alle 15:08 di Sulmona non rimane che un cumulo di macerie. Solo alcune palazzine, seppur gravemente danneggiate, sono rimaste ancora in piedi.
La popolazione è decimata e il caos regna ovunque. Le comunicazioni sono saltate così come l’energia elettrica e in alcune zone si sente un forte odore di gas.
L’Intero Abruzzo e il Molise risultano gravemente danneggiati con crolli ovunque. Anche L’Aquila, Chieti, Pescara e Isernia sono gravemente danneggiate con centinaia e centinaia di vittime.
Gravissimi danni si registrano a Roma, Perugia, Ancona, Napoli, Campobasso, Foggia.
Danni anche a Firenze, San Marino, Bari e Avellino.
Ma è solo una storia inventata
Quello che abbiamo raccontato è uno scenario apocalittico e, con molta probabilità, realistico se dovesse accadere un terremoto di tale portata.
In Italia si contano centinaia di faglie, la maggior parte delle quali sono disposte lungo le catene montuose, partendo dalla Sicilia Orientale salendo per tutta la Calabria e quindi fino al Nord su tutta la Catena Appenninica e poi dal Piemonte al Friuli sull’intera Catena Alpina.
Le nostre faglie non sono abbastanza lunghe per poter sviluppare energie superiori ma in sismologia nulla può essere dato per scontato.
Il nostro paese subisce gli effetti di diversi movimenti fra cui il principale è l’avanzamento della Placca Africana che si muove ad una andatura di circa 3 millimetri l’anno sprofondando sotto l’Italia, quindi sotto la Placca Eurasiatica, all’altezza della Sicilia con un movimento in direzione Nord-Est. Poi la micro-placca Sardo-Corsa che spinge gli Appennini in direzione Est e oltre la Catena Appenninica troviamo la micro-placca Adriatica che viene schiacciata ad Ovest dagli Appennini stessi e a Est dai Balcani.
Tutta l’area mediterranea vive uno stato continuo di stress ed è per questo che è soggetto a frequenti e violenti terremoti. Ad Istanbul, ad esempio, è da decine di anni che ci si attende il Big-One che, vista la natura della città, provocherebbe distruzione totale e centinaia di migliaia di vittime.
Al di là degli scongiuri, tale scenario potrebbe accadere a Sulmona come in altri luoghi d’Italia facendoci trovare ancora impreparati e costretti per l’ennesima volta a contare i morti e ricostruire, forse questa volta, con le migliori norme antisismiche di cui avremmo dovuto dotarci già da decenni.